Nell’osservare un uomo anziano seduto sulla metropolitana di fronte a me, improvvisamente mi pervade un’intuizione fortissima: siamo anime eterne anche se questo corpo cambierà e morirà inevitabilmente. Lacrime di commozione mi rigano naturalmente il viso: non è tristezza, tutt’altro. Sono lacrime di gioia pura, sono lacrime di profonda ed improvvisa consapevolezza sulla realtà della vita.
Non è meraviglioso questo? È come se improvvisamente mi estraniassi dal mondo materiale e vada a toccare i mondi più elevati. Sono sensazioni uniche, forti e irripetibili. Mi sono accorta che questi attimi di illuminazioni accadono raramente ma sempre più frequentemente, soprattutto da quando ho aumentato le mie lezioni giornaliere. Penso sia legato alla mia pratica regolare e allo stare maggiormente a contatto con le persone: durante la lezioni infatti si instaura un rapporto speciale e profondo con ogni praticante. Si, l’insegnare yoga permette di entrare in contatto con le anime delle persone. Lavoriamo apparentemente con il corpo delle persone, ma in fondo andiamo a toccarne le emozioni, le energie sottili, l’anima degli allievi.
Tornando alla mia esperienza in metropolitana, mi viene in mente la Bhagavat Gita, quando Shri Krishna si rivolge ad Arjuna in questo modo (cap. 2):
- Il saggio non si addolora né per i vivi né per i morti, poiché vita e morte sono transitorie.
- Perché tutti noi ci siamo sempre stati: Io, tu, e questi re degli uomini. E tutti noi ci saremo sempre.
- Così come il Sé del nostro corpo mortale passa attraverso l’infanzia, la giovinezza e la vecchiaia, allo stesso modo lo Spirito passa in un altro corpo: di questo il saggio non dubita.
Mi piace riprendere questo grandissimo testo ogni tanto e rileggerne le parti che sento essermi utili in certi momenti. E trovo che queste citazioni siano davvero illuminanti. Passiamo la vita ignorando la morte, l’unica certezza che vivremo. Nella nostra cultura l’argomento è assolutamente tabù ma è un grande errore: tutti noi dovremmo prepararci con saggezza al grande giorno. I monaci tibetani utilizzano ad esempio diverse tecniche di meditazione sulla morte ed esistono anche alcune tecniche yogiche che preparano a vivere l’esperienza dell’abbandonare il corpo.
Come mamma a volte rifletto su come affronterò l’argomento con Alice e Rebecca, le mie due gemelle di 3 anni. Qualcuno potrà ribattere che sono piccole e non dovrebbero saperne di certe tematiche ma io credo sia costruttivo spiegare loro il concetto di morte da un punto di vista adatto alla loro età e alla loro capacità di percepire la realtà. La morte fa parte della vita, non è la fine di alcunché. Sperimentiamo la morte quotidianamente, ad esempio quando andiamo a dormire o ci cade un capello ma nulla in realtà cessa di esistere, tutto si trasforma. Dovremmo mettere degli occhiali magici che ci permettono di vedere la realtà della vita (che va oltre l’apparenza materiale) e che ci fa capire che non è necessario avere paura. E se mi chiederanno ‘’Mamma, anche tu puoi morire?’’ io risponderò loro: ‘’ Perché tutti noi ci siamo sempre stati: Io, tu, e questi re degli uomini. E tutti noi ci saremo sempre. (cit. Bhagavat Gita, cap 2)’’.
Indubbiamente la Bhagavat Gita è un testo profondo e probabilmente impegnativo per un bambino, ma è sicuramente fonte di ispirazione per l’adulto che cerca risposte alle sue domande. E se l’adulto – in particolare genitore o educatore – comprende le leggi della vita sarà in grado di trasmettere messaggi importanti alle piccole gemme del futuro. Siamo noi adulti – prima di tutto noi genitori! – ad avere la grandissima missione di educare alla vita e far crescere (anche e soprattutto spiritualmente) i nostri figli. Approfondiamo dunque il tema della morte! Oltre alla Bhagavat Gita, altri testi che trattano l’argomento il modo illuminante sono Come creare il proprio Destino di Paramhansa Yogananda e il classico Il libro tibetano del vivere e del morire.
Nella seconda parte del mio blogpost (che pubblicherò fra qualche giorno) invece il grande maestro Thich Nhat Hanh saprà usare le parole giuste per illuminare sull’argomento sia grandi che piccini.