Vediamo intorno a noi uomini in tutti gli stadi dell’evoluzione spirituale […]. A un’estremità della scala umana troviamo i bruti, uomini appena evoluti da corpi animali; all’altra estremità gloriosa della scala evolutiva appaiono i grandi maestri e i saggi divini. La massa dell’umanità si trova tra questi due estremi; le vite di miliardi di persone non sono particolarmente buone o malvagie. Mancando di saggezza o di conoscenza delle leggi di Dio, la maggioranza degli uomini è abbastanza contenta di vivere delle vite anguste, normali e senza ispirazioni, limitandosi a mangiare, procreare, fare qualche piccolo lavoro e poi morire – come buoi nutriti con un po’ d’erba e poi portati in silenzio al macello.
Tratto da ‘’Bhagavad Gita, Interpretazione spirituale di Paramhansa Yogananda, volume II°’’.
Sono in metro, in un vagone affollato, mentre leggo queste frasi. Alzo lo sguardo per osservare le persone attorno a me: la maggior parte è china sul proprio smartphone, qualcun altro ascolta musica, altri sono assorti nei propri pensieri, altri ancora leggono un libro – chissà se illuminante quanto quello che tengo io fra le mani.
Le lacrime mi riempiono gli occhi. Chissà se qualcuno di loro ricerca il vero significato della vita. Chissà se qualcuno di loro si domanda come sta vivendo questa esistenza. Chissà se qualcuno di loro ricerca Dio.
Ma cosa si intende per Dio? Dio è quella Eterna Presenza Trascendentale dalla quale è emersa tutta la creazione, di certo non ‘’Un personaggio venerabile, seduto su un trono in qualche angolo antisettico del cosmo!’’ per riprendere un’osservazione umoristica pronunciata da Sri Yukteswar. Dio è pura coscienza e può assumere qualsiasi forma il devoto visualizzi nelle proprie preghiere. La Bhagavad Gita insegna questa grande libertà religiosa: ‘’In qualunque modo ci si rivolga a Me, in quel modo Io rispondo. Tutti gli uomini, attraverso ogni sentiero, vengono a Me’’.
In questi termini, non si può davvero sprecare la propria vita senza ricercare Dio, senza approfondire, senza domandarsi perché siamo qui. Non si può lasciare questo corpo senza fare anche un solo piccolo passo verso l’evoluzione spirituale. Chi di noi desidera essere ’’abbastanza contento di vivere delle vite anguste, normali e senza ispirazioni, limitandosi a mangiare, procreare, fare qualche piccolo lavoro e poi morire – come buoi nutriti con un po’ d’erba e poi portati in silenzio al macello’’?
Siamo anime eterne e abbiamo la preziosa occasione di vivere nuovamente un’esistenza terrena in un corpo fisico per poter evolvere come anime, per poterci avvicinare sempre di più a Brahman, a Dio, alla nostra vera, eterna e autentica natura. Buon cammino a noi tutti.