Correva l’anno 1989 quando partecipavo alla mia prima lezione di yoga. Avevo 8 anni e mi trovavo in vacanza in Sardegna con mio papà. Nel villaggio turistico dove alloggiavamo proponevano lezioni di yoga e decisi di provare, finalmente! A casa, infatti, ogni tanto sfogliavo affascinata un libro degli anni ’70 di mia mamma e cercavo di copiare le posizione ritratte nelle immagini in bianco e nero di una giovane ragazza dai capelli voluminosi, body e collant nere…
Durante questa mia prima esperienza con lo yoga l’insegnante ci guidò in qualche classica posizione di hatha yoga e trovarai la lezione molto interessante. Aspettai però poi altri dieci anni prima di iniziare una pratica costante. A 18 anni iniziai a frequentare regolarmente corsi di hatha yoga seguendo il mio primo insegnante Alessandro. Praticai con lui diversi anni, poi le nostre strade si divisero. Qualche anno dopo incontrai Benedetta Spada e lei mi fece innamorare del Vinyasa Yoga. Dal 2011, quando mi traferii a Francoforte in Germania, incontrai lí il mio grande amore: l’Ashtanga Vinyasa Yoga! Ma questa è un’altra storia…
Oggi mi piacerebbe parlare dell’importanza del primo insegnante di yoga che incontriamo sul nostro cammino, della prima persona che ci avvicina (o allontana, in certi casi?) a questa splendida disciplina. Io ho un vago ricordo dell’insegnante con il quale praticai la prima volta a 8 anni ma ricordo molto bene quello che considero il mio primo insegnante di yoga, Alessandro. Il suo modo di parlare, di trasmettere gli insegnamenti, le indicazioni su alcune posizioni, l’atmosfera durante le sue lezioni, molto di lui mi è rimasto dentro. Durante poi gli anni successivi ho naturalmente appreso tantissimo da altri insegnanti e soprattuto grandi mastri che ho avuto la fortuna di incontrare, ma il ricordo di Alessandro – il mio primo maestro – mi rimarrà impresso per sempre.
E cosí, quando a lezione si presenta qualcuno di nuovo per la prima volta, mi sento sinceramente onorata di essere io ad accompagnare la persona nel suo primo incontro con lo yoga. Soprattutto se si tratta di bambini o adolescenti – sento profondamente l’importanza della mia missione in un’età così importante per lo sviluppo! I bambini in particolare, anche se molto piccoli o se a volte magari non prendono parte a tutti gli esercizi o sembrano essere distratti, non scordano nulla e quando meno te lo aspetti riportano esattamente ciò che hai detto alle lezioni precendenti! E credo che il semino delle asana, del respiro, del primo approccio alla consapevolezza (anche se sotto forma di gioco o fiaba) che piantiamo dentro di loro prima o poi germoglierà e porterà i suoi frutti…
Dunque non sempre è necessario un maestro illuminato, un vero e proprio guru che ci coinvolga nel mondo dello yoga. Anche un semplice insegnante può avvicinarci con passione allo yoga e alla spiritualità in generale.
Ma cosa si intende con il termine “guru”? Le sillabe sanscrite “gu-ru” significano “buio-luce”, dunque il maestro è spesso definito come colui che ci guida dall’oscurità alla luce. In India, però, sia l’insegnante di biologia che il maestro di yoga possono essere appellati come “guruji”, perchè tutti gli insegnanti sono considerati degni di rispetto. “Guruji” significa infatti “rispettato maestro”.
Nel dettaglio poi in India si distingue tra “acharya” e “sadguru”. Il primo termine “acharya” significa “colui che istruisce” e si riferisce ad un comune insegnante di yoga o meditazione – che può essere anche non pienamente illuminato – che trasmette il principio di un grande maestro. “Sadguru” invece è un maestro che incarna pienamente la funzione del guru. Un tale maestro ha la capacità di risvegliarci alle nostre verità nascoste e può guidarci fino a che non impariamo ad incarnare la verità al nostro interno. Tali maestri sono rari da incontrare…
E voi? Qual’è stato il vostro approccio allo yoga? Ricordate il vostro primo insegnante?